Il picco della pesca planetaria
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Il picco della pesca planetaria
da http://ecoalfabeta.blogosfere.it/2008/01/il-picco-della-pesca-planetaria.html
Se la caccia e la raccolta di bacche hanno da lungo tempo cessato di essere una significativa fonte di cibo, per l'umanità, la pesca è invece ancora l'unica attività di "cattura" di animali selvatici che condividiamo con i nostri antenati del paleolitico (cioè prima dell'invenzione dell'agricoltura).
Ma anche questo ultimo legame con il mondo dei cacciatori-raccoglitori è destinato in un breve volgere di tempo a perdere la sua importanza, dal momento che stiamo pescando troppo e male.
Il grafico qui sopra (rielaborazione da dati FAO, il database figis non è sempre on-line)) mostra che negli ultimi 50 anni la quantità totale di pescato (linea blu, scala a sinistra) è aumentata di un fattore 5, da 20 a quasi 100 milioni di tonnellate.
Tuttavia, dal 1994 la produzione totale non è più aumentata, oscillando intorno ai 94 milioni di tonnellate annue. All'occhio del picchista, questo fa presagire l'imminenza di un picco di produzione, a cui dovrebbe seguire inesorabilmente un declino. Come spiegherò in post successivi alcune specie (come il tonno e il merluzzo nell'oceano Atlantico) hanno già raggiunto il picco.
Se consideriamo il pescato pro capite (linea rossa, scala sulla destra), il picco è stato già raggiunto nel 1988 con 17,3 kg di pesce all'anno a testa: in altre parole, la popolazione mondiale sta crescendo più in fretta di quanto si stia pescando.
Consideriamo inoltre che dal 1970 al 1995 (dati FAO, non ho trovato statistiche più recenti)
* il numero di pescherecci è più che raddoppiato, passando da 600 mila a 1 milione e 250 mila. Una flotta simile sarebbe in grado di pescare in ben quattro pianeti !;
* anche il tonnellaggio delle imbarcazioni è raddoppiato, da 13 a 28 miliardi di tonnellate;
* la profondità media di pesca è passata da 150 a 300 m (Le Monde Diplomatique, Atlante per l'ambiente, novembre 2007, p-57).
* le tecniche di pesca (ecoscandagli, reti a strascico) sono diventate sempre più invasive e devastanti.
Le statistiche FAO non tengono inoltre conto dei cosiddetti danni collaterali, cioè della distruzione del fondale oceanico causato dalle reti e dall'uccisione di un gran numero di pesci che non sono di interesse commerciale, ma che vengono accidentalmente a trovarsi dentro alle reti.
Quello che sta accadendo nel mondo della pesca è uno dei più evidenti fallimenti delle teorie economiche classiche, che si disinteressano della sostenibilità delle pratiche antropiche e ritengono che la tecnologia possa compensare la riduzione delle risorse. Invece, aumentare ulteriormente il numero di pescherecci non ci farà ritrovare magicamente il pesce...
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